LE PMI IN ITALIA: bilancio di un altro anno vissuto pericolosamente

Ogni anno la Commissione europea analizza il progresso degli Stati membri nello sviluppo dello Small Business Act, ovvero di quel pacchetto legislativo adottato nel 2008 che mira a creare un ambiente favorevole allo sviluppo della piccola e media impresa. I riusltati delle analisi per il 2013 sono appena stati pubblicati QUI

Per l’Italia essi sono riassunti qui di seguito.

Nel 2013 in Italia vi erano più di 3,7 milioni di piccole e medie imprese private, che hanno impiegato circa 11,5 milioni di lavoratori e che hanno prodotto circa 459 miliardi di euro di valore aggiunto per l’economia. Esse rappresentano il 99% di tutte le imprese e rappresentano il 69,5% del valore aggiunto economico e il 79,6% dell’occupazione nel settore privato non finanziario.

L’economia italiana ha registrato due recessioni consecutive, caratterizzate da un calo delle esportazioni tra il 2008 e il 2009 e un calo della domanda interna a partire dal 2011. Entrambe hanno colpito più duramente le PMI rispetto alle grandi imprese. Il terzo trimestre del 2013 ha segnato la prima battuta d’arresto nel calo del PIL a partire dall’estate del 2011. La fiducia delle imprese è migliorata. Circa un terzo delle imprese ritiene di aver resistito alla più difficile fase economica. Tuttavia resta da vedere se le prestazioni delle PMI sono migliorate. Le difficili condizioni economiche hanno reso più difficile per loro di ottenere finanziamenti dalle banche, dai mercati dei capitali o da altri fornitori di credito. Di conseguenza il numero di PMI nell’economia affari è sceso del 5% dal 2008 al 2013. Anche il valore aggiunto da esse generato e’ diminuito  drasticamente del 15% tra il 2008 e il 2009, a cui e’ seguita una ripresa prolungata ancora in atto.

Nel 2013 il governo italiano ha preso misure per promuovere l’imprenditorialità e migliorare l’accesso ai finanziamenti, l’introduzione di nuove misure per ridurre il costo del lavoro, il sostegno all’imprenditorialità femminile e giovanile, per ridurre i vincoli di cash flow sulle PMI per pagare i debiti della pubblica amministrazione e per consentire il pagamento di imposte. Nonostante questo l’Italia continua ad avere un profilo che è al di sotto della media UE. I suoi punti di forza sono la buona performance delle esportazioni delle sue piccole e medie imprese manifatturiere, in particolare quelli provenienti dalle regioni nord-orientali che avevano strategie efficaci di esportazione. Allo stesso tempo, l’Italia ha bisogno di recuperare e migliorare le sue prestazioni in molti altri settori, in particolare di migliorare l’accesso delle PMI ai finanziamenti, riducendo la burocrazia, rendendo più facile per le imprese più piccole partecipare agli appalti pubblici e riformare il proprio quadro di insolvenza.