Questa immagine mostra le emissioni globali di CO2 per unita’ di energia prodotta (ESCII Index). Dagli anni Settanta agli anni Novanta, in risposta alla crisi petrolifera probabilmente, il rifornimento energetico ha avuto un indice ESCII che si è abbassato del 6%. Ma da allora l’indice è rimasto pressoché invariato muovendosi da 57,1 tonnellate di CO2 per TJ di energia del 1990 a 55,9 tonnellate di CO2 per TJ di energia. Questo significa che la produzione di energia dagli anni Novanta ad oggi è rimasta una cosa piuttosto sporca. (linea in grigio; negli altri colori previsioni ottimistiche e meno ottimistiche di come potrebbe evolvere il futuro, a seconda delle scelte politiche che si faranno).
La IEA – International Energy Agency – afferma che questi dati dimostrano la dominanza ancora attuale delle fonti fossili nell’approvvigionamento energetico. Dimostrano anche l’impellente necessità di passare a un approvvigionamento basato su energie rinnovabili il più in fretta possibile. Ma la politica italiana continua a non (voler?) intendere questa necessità. Non importa se ogni anno (o quasi) tremiamo per qualche crisi nell’Est Europa che potrebbe farci rimanere all’asciutto dal gas, non importa se gli ultimi rapporti IPCC indicano catastrofi impellenti, non importa se gli ultimi anni hanno dimostrato che le rinnovabili sono mature per supplire al fabbisogno energetico nazionale, non importa se a conti fatti sappiamo che non sono le rinnovabili a render cara la bolletta elettrica. Non importa: la politica italiana e’ sorda a queste cose. Anzi, avanti tutta: spalma incentivi, niente incentivi dal 2015, tassa sull’autoconsumo e via dicendo. Della serie “Siamo un treno che viaggia sul binario sbagliato, ma in compenso andiamo a massima velocità”.