Il mercato britannico delle pompe di calore è relativamente piccolo, non compatibile nelle sue dimensioni con le strategie di decarbonizzazione delle nazione. Gli sforzi dunque sono tesi nell’aumentare l’importanza e la diffusione di questa tecnologia. Questi sforzi stanno già dando il loro frutto in quanto un rapporto del governo britannico di recente pubblicazione afferma che effettivamente il settore sta crescendo. Qualora tale tecnologia raggiungesse veramente una massa critica, allora il suo impatto sulle emissioni di anidride carbonica (dirette e indirette) diverrebbe un elemento importante per influenzare il raggiungimento degli obiettivi did carbonizzazione della nazione.
Nella tecnologia delle pompe di calore i refrigeranti sono un elemento importante, in quanto sono i liquidi di lavoro per trasportare il calore. Oggi, la maggior parte delle pompe di calore funziona a HFC, anche se si stanno diffondendo anche pompe ad ammoniaca e CO2. Al momento vi sono pochissime analisi disponibili sulle reali perdite di refrigerante nelle pompe di calore sul loro intero ciclo di vita. Per questo il rapporto citato mira a provvedere una prima stima delle possibili perdite di refrigerante per le diverse installazioni di pompe di calore nel tempo.
Guidato dal Regolamento europeo sui gas fluorurati e dai trend dell’industria, il rapporto ha cercato anche di stimare le varie tendenze nell’uso dei refrigeranti, anche in relazione ai loro valori di GWP. Tutto questo ovviamente soppesato rispetto ai vantaggi ambientali della tecnologia. Il rapporto indica un netto beneficio dell’utilizzo delle pompe di calore negli UK considerando i costi associati alle perdite di refrigerante. Mentre la perdita di refrigerante può’ portare a significative emissioni di CO2, queste rimangono comunque una piccola porzione rispetto al totale delle riduzioni legate alla tecnologia.
Il rapporto si focalizza solo su alcuni tipi di pompe di calore, come ad esempio, quelle geotermiche e aria-aria, per le quali sono disponibili la maggior parte dei dati. Ammette dunque di essere per ora un risultato parziale. Ciò nonostante esso utile per dare un primo quadro ella situazione in Gran Bretagna. Tra i risultati principali:
- dai dati analizzati, raccolti da 6 organizzazioni e 528 installazioni, risulta che le perdite annuali sono dell’ordine del 3,8% del carico in installazioni non domestiche e 3,5% per installazioni domestiche;
- le analisi indicano che quando avviene una perdita, essa riguarda il 42% del carico per installazioni non domestiche e il 35% per installazioni domestiche;
Gli autori dello studio riconoscono però anche che i log books da cui sono state tratte queste informazioni sono molto imprecisi, indicando qui innanzitutto la necessità di una maggiore e più precisa documentazione.
Test ulteriori hanno mostrato che una riduzione di carica del refrigerante di solo un 10% potrebbe portare ad una riduzione di COP del 3% circa nel riscaldamento e del 15% nelle funzioni di raffrescamento. Lo studio di oltre 100 pagine è liberamente disponibile QUI.