…ma anche perché tecnologia e applicazioni hanno qui livelli maggiori che altrove. La maggior parte dei 1254 partecipanti al sondaggio è costituita da costruttori (45%) e progettisti (35%). I settori maggiormente rappresentati sono quelli della refrigerazione commerciale (65%), industriale (62%) e condizionamento stazionario (48%).
Il 74% dei partecipanti al sondaggio è convinto che in Europa il potenziale di sviluppo dei refrigeranti naturali sia molto elevato. Questo conferma anche la solida competenza che viene riconosciuta all’Europa e che sarà il vantaggio dell’industria europea nell’offrire soluzioni a refrigerazione naturale anche oltreoceano.
Se da una parte questo fatto ha lo svantaggio di sbilanciare la valutazione dei risultati, dall’altra indica chiaramente come l’Europa svolga un ruolo da apri-pista nel segmento della refrigerazione naturale. E non solo per un motivo di origine storica, che però ha sicuramente la sua importanza – i primi importanti sviluppi tecnologici sulla refrigerazione naturale sono avvenuti in Europa – ma anche perché l’industria, qui più che altrove, si è mossa alla ricerca di soluzioni naturali nel segmento della refrigerazione.
Il ruolo indiscutibile della legislazione
La legislazione europea svolge sicuramente un ruolo determinante in questa direzione. Se non altro l’Europa per prima ha riconosciuto l’importanza delle emissioni di CO2 dovute a refrigeranti sintetici ed ha per prima aperto le porte ad una serie di misure che si occupassero almeno di limitare queste emissioni. Regolamento dei gas fluorurati in primis, per il quale il 2012 sarà l’anno della revisione e potrà portare cambiamenti non indifferenti. Ma si parla qui anche della direttiva MAC sul condizionamento mobile, dell’eliminazione degli HCFC, del regolamento Ecodesign applicato ai condizionatori che riconosce un bonus ad apparecchi con refrigeranti con GWP ≤ 150.
In generale il mercato dei refrigeranti naturali è in crescita dal 2008 nonostante la congiuntura economica non favorevole, sia nei valori …
Insomma vi è una serie di legislazioni comunitarie che indicano la presa di coscienza del ruolo delle emissioni dovute alla refrigerazione nel cambiamento climatico. A queste misure comunitarie si aggiungono misure specifiche di alcuni singoli Stati Membri. E questo ha sicuramente creato un movimento e una consapevolezza per cui anche altre nazioni stanno pensando ad una riduzione delle emissioni da gas fluorurati, come anche dimostra l’interesse verso un periodo Kyoto-2 annunciato da nazioni precedentemente non coinvolte.
…che nei volumi (figura 5). Vi sono delle differenze a seconda del refrigerante che si considera, ma in generale si tratta di un mercato col vento in poppa, nonostante persistano ancora alcune barriere per una loro generale adozione sul mercato.
Un mercato in crescita
Nel periodo 2008-2010 il mercato dei refrigeranti naturali ha visto crescite del 15% in volume e del 10% in valore ma con sviluppi diversi a secondo del tipo di refrigerante. Sicuramente dei tre, l’ammoniaca è il più affermato a livello mondiale e quello con il mercato di maggiori dimensioni, sia in valore che in volume. Anche per questo le sue crescite sono state relativamente tranquille: un 6% in valore ed un 3% in volume. Riguardo alla sua distribuzione geografica, l’ammoniaca è usata in tutte le regioni del mondo nei settori della refrigerazione industriale e lungo la catena di approvvigionamento alimentare. L’astro nascente del settore naturale sembra invece esser l’anidride carbonica che nel periodo in questione ha registrato a livello mondiale aumenti delle vendite del 90% in valore e del 120% nei volumi. Tale crescita è ancora guidata principalmente dall’Europa dell’Ovest, mentre tutte le altre regioni e continenti mostrano un mercato ancora relativamente piccolo. Infine gli idrocarburi hanno segnato il passo della refrigerazione naturale nei paesi asiatici e del Pacifico. A livello mondiale hanno registrato nel periodo suddetto crescite in valore del 35% e in volume del 100%, dove la differenza tra valori e volumi è qui dovuta al basso prezzo/Kg del prodotto.
Il mercato italiano ha ben risposto al sondaggio indetto sulla refrigerazione naturale, indice che l’interesse e lo sviluppo di componenti e sistemi è forte nel paese e che quindi vi è anche una forte competenza tecnica che può far giocare all’Italia un ruolo importante sul mercato
L’Europa di domani
Delle 1300 aziende che a livello mondiale hanno partecipato al sondaggio nominato sopra, circa 670 sono aziende europee attive nel settore della refrigerazione naturale. Di queste il 14% ha sede in Gran Bretagna, l’11% in Italia, la stessa percentuale in Germania e il 7% in Danimarca. La metà delle aziende partecipanti sono di piccole dimensioni (<100 impiegati), mentre il 19% appartiene ad aziende di medie dimensioni ed il 31% ad aziende con più di 500 impiegati. La maggior parte di queste aziende tratta tra i suoi prodotti o servizi il refrigerante CO2 (35%). Ammoniaca e idrocarburi sono trattati dal 25% circa delle aziende mentre un 17% tratta prodotti e servizi legati a tutti e tre i refrigeranti. Il 7% degli intervistati afferma di voler allargare la propria offerta nel futuro prossimo a prodotti riguardanti la CO2 , mentre per idrocarburi e ammoniaca non si nota in questo senso una tendenza positiva. In modo particolare gli idrocarburi rappresentano il segmento meno favorito dal punto di vista legislativo in Europa, se paragonato ad ammoniaca e CO2. Al di fuori del settore della refrigerazione domestica, infatti, l’utilizzo di idrocarburi è fortemente limitato da legislazioni europee e nazionali che impediscono l’utilizzo loro in impianti di maggiori dimensioni La situazione degli idrocarburi può dunque essere presa come un buono spunto di riflessione su quelle che sono le barriere che prevalgono per il decollo della refrigerazione naturale: training, legislazione e sicurezza.
Cambi di prospettiva, nuove possibilità
Vi sono campi di applicazione in cui la refrigerazione naturale è affermata al di la di ogni dubbio. È questo il caso dell’ammoniaca nei processi industriali e degli idrocarburi nella refrigerazione domestica. Vi son però anche applicazioni meno note, ma che potrebbero portare risposte ad alcune necessità che si stanno delineando sul mercato anche europeo. Esemplare è a nostro avviso l’esempio dell’utilizzo degli idrocarburi nel condizionamento mobile, segmento che in Europa è in via di cambiamento grazie alla entrata in vigore della direttiva europea MAC. Conosciamo tutti la vicenda: sembrava che la CO2 dovesse essere la scelta dell’industria automobilistica e poi questa si è rivolta al nuovo refrigerante di sintesi HFC-1234yf. Una delle caratteristiche del nuovo refrigerante è la sua infiammabilità, che sembra però non creare più grossi problemi all’industria automobilistica, anche perché si stanno mettendo a punto sistemi di sicurezza in questo senso. A questo punto allora, dove l’infiammabilità diviene una caratteristica con cui poter convivere, ci chiediamo perché non fare nostra l’esperienza australiana, dove almeno il 10% delle auto viene condizionata tramite sistemi d idrocarburi. I vantaggi di tale refrigerante sarebbero molteplici come dimostra uno studio svolto proprio in Australia da HyChill, noto marchio australiano per refrigeranti idrocarburi, puri o in blend. Non solo i costi della materia prima sono relativamente bassi, ma anche l’efficienza di raffreddamento è elevata e il refrigerante si adegua benissimo a tutti i tipi di clima. A questo si aggiunge che la conversione di sistemi ad R134a a sistemi ad idrocarburi non è né tecnicamente complicata né impegnativa dal punto di vista dei costi. Per non parlare poi dei vantaggi climatici, perché abbiamo qui a che fare con gas con un GWP minore di 3! Sembra dunque una soluzione universale, che risolverebbe molti dei problemi che si rinfacciano ai sistemi a CO2 , avrebbe un vantaggio economico per tutti e permetterebbe di non ricorrere a nessun refrigerante sintetico.
[note color=”#165ae3″]Punti di vista
In una analisi di Swot contenuta nella guida in questione si cerca di evidenziare le barriere ad una più veloce affermazione dei refrigeranti naturali sul mercato. Chi si occupa di refrigerazione naturale sa che le barriere sono essenzialmente: legislazione, competenza e psicologia e con psicologia intendiamo l’attitudine dei tecnici e dei fruitori finali degli impianti ed infine dei legislatori nei confronti della refrigerazione naturale. Vi sono ovviamente ancora alcune barriere tecnologiche, ma sappiamo anche che queste possono esser superate e più veloce sarà l’adozioni di tali sistemi sul mercato, più veloce sarà lo sviluppo della tecnologia. Ne è un esempio l’andamento degli sviluppi di sistemi di condizionamento mobile a CO2 . Laddove la CO2 sembrava la soluzione scelta dall’industria automobilistica, il mercato ha risposto in poco tempo con sistemi in grado di rispondere alle maggiori necessità del mercato; non appena l’industria automobilistica ha voltato la faccia alla CO2 , lo sviluppo tecnologico è rallentato notevolmente. In una serie di interviste ad alcuni fruitori finali di impianti di refrigerazione che hanno adottato sistemi a refrigerazione naturale, si evidenzia però che il training, ovvero le competenze tecniche, sono forse il problema più ricorrente. Ma tutto è collegato: se la legislazione appoggia la refrigerazione naturale in maniera inequivocabile, allora l’industria segue a ruota e la tecnologia si sviluppa portando con sé competenze, buoni rapporti costo/benefici, disponibilità di componenti etc… Dunque: chiare misure legislative innanzitutto![/note]
[box title=”Refrigerazione commerciale a CO2 : astro nascente? ” color=”#165ae3″] In questa figura è rappresentato il primo tentativo a noi noto di censire i supermercati europei che utilizzano sistemi a CO2 nella refrigerazione. I leader sono Danimarca, dove ormai i 2/3 dei supermercati funzionano a CO2 , la Germania, la Svizzera e la Gran Bretagna.Diverse misure hanno condotto a questa situazione. In Danimarca l’utilizzo di HFC non è permesso per impianti con carichi superiori a 10Kg e vi è una tassa di circa 20€ per tonnellata equivalente di CO2 sugli HFC all’importazione. La Germania ha adottato uno schema di incentivazione per la refrigerazione commerciale qualora si installino impianti a refrigeranti naturali. Lo schema copre il 25% dei costi di investimento per nuovi impianti con un minimo consumo energetico di 150.000 kWh per anno. In Svizzera e in Gran Bretagna vi sono diverse misure a favore di sistemi a maggiore efficienza energetica. Inoltre in Svizzera l’utilizzo di HFC in carichi maggiori di 3Kg è severamente controllato e regolato rendendo attrattivi i refrigeranti naturali. [/box]
[note color=”#ff8100″]Tutte le figure sono tratte dalla guida “GUIDE 2012: Natural Refrigerants – Market Growth for Europe” liberamente scaricabile dal sito http://guide.shecco.com /[/note]