CFC-11: la lettera dell’ambasciata cinese a Londra e la reazione di EIA

Anche il quotidiano britannico „Guardian“ si è occupato a luglio dell’uso e delle emissioni in atmosfera di CFC-11 da parte delle imprese cinesi, denunciate dalla organizzazione non governativa EIA. In risposta a quanto pubblicato sul Guardian, è arrivata alla redazione del giornale una lettera della portavoce dell’ambasciata cinese nel Regno Unito, il cui testo integrale – pubblicato anche sulla pagina della ambasciata cinese nel Regno Unito  – è il seguente:

“Abbiamo preso nota del vostro rapporto (9 luglio) sulla “produzione e uso” delle imprese cinesi di CFC-11. La posizione del governo cinese sulla protezione dello strato di ozono è coerente e chiara. Attribuiamo grande importanza e attuiamo coscienziosamente le convenzioni ambientali internazionali pertinenti. La produzione e l’uso di sostanze che riducono lo strato di ozono (ODS) che non sono consentite nel protocollo di Montreal sulle sostanze che riducono lo strato di ozono sono illegali e soggette a un’azione legale non appena individuate.

La politica della Cina è tolleranza zero contro la condotta illecita che coinvolge ODS, tra cui CFC-11. In linea con questa politica, l’agenzia governativa competente in Cina ha preso sul serio i rapporti dei media rilevanti e ha avviato un’ispezione congiunta con le autorità locali su 19 produttori di schiuma di poliuretano e un gruppo di imprese. In 12 delle imprese oggetto dell’inchiesta non sono state trovate vendite o utilizzo di CFC-11. In un’impresa in cui è stato rilevato il CFC-11 nei suoi materiali polietere compositi, le autorità locali hanno adottato misure di applicazione secondo la legge; i restanti sei sono oggetto di ulteriori indagini.

Le autorità locali hanno anche scoperto due imprese nella provincia di Liaoning e Henan che producevano rispettivamente CFC-11 e CFC-12. I CFC sequestrati e le materie prime sono stati confiscati e sigillati e la polizia locale ha sporto denuncia contro le imprese e sta dando la caccia ai sospettati nei casi.

La Cina continuerà a reprimere la produzione e l’uso illegali di ODS e rafforzare la regolamentazione sulle industrie interessate. Nel frattempo, la Cina è disposta a rafforzare ulteriormente la cooperazione con altri paesi per garantire l’effettiva attuazione del Protocollo di Montreal”.

La reazione di EIA, l’organizzazione ambientalista che per prima aveva denunciato il caso nel rapporto “Blowing it”,  accoglie con favore l’assicurazione delle autorità cinesi che stanno adottando provvedimenti. Afferma però anche che «Ad oggi, le sanzioni per l’uso illegale di CFC-11 non sono state chiaramente sufficienti a scoraggiarne l’uso diffuso». E continua: «Vorremmo che la Cina intraprendesse un’analisi completa dei driver dell’uso illegale di CFC, in modo che si possano adottare misure per affrontare quelli che sembrano essere principalmente incentivi economici dietro il commercio. A questo proposito, accogliamo con favore l’annuncio della China Plastics Processing Industry Association (CPPIA) che chiede ai propri membri di intraprendere una serie di misure volte a fermare l’uso di CFC-11 come agente espandente. Vorremmo anche vedere ulteriori azioni per indagare il potenziale commercio internazionale di CFC-11 all’interno dei polioli usati per produrre schiume PU. La Cina esporta grandi quantità di polioli pre-miscelati verso le altre parti del protocollo di Montreal e il controllo è molto limitato.

La questione di un persistente aumento delle emissioni di CFC-11 è stata presa molto seriamente durante la recente riunione del Gruppo di lavoro aperto del Protocollo di Montreal a Vienna, con un coordinamento senza precedenti tra le parti al fine di ottenere una risposta rapida e adeguata. Continueremo a monitorare e indagare su questo crimine ambientale allarmante e sosteniamo un approccio più completo all’applicazione e al rispetto di tutti gli obblighi del Protocollo di Montreal».