Refrigeranti: verso una economia circolare – Note dal Convegno Nationale di Assofrigoristi

Si è tenuto settimana scorsa a Roma il convegno nazionale di Assofrigoristi organizzato in cooperazione con Legambiente e patrocinato dall’ENEA. Punto centrale della discussione è stata la necessità di creare una filiera dei refrigeranti a GWP ≥ a 2500, vietati come prodotti vergini dal 2020.

Andamento della rigenerazione nella UE secondo dati di EEA – European Environment Agency

Così infatti dispone l’attale regolamento F gas 517/2014 che nello stesso tempo però ne permette l’ utilizzo in forma riciclata o rigenerata fino al 2030. La possibilità di riciclare il refrigerante ne allunga la vita, aprendo contemporanemante una nuova possibilità di business per il settore del freddo. Non solo: il gas recuperato acquista un valore e diventa un bene al pari di qualunque componente dell’impianto. Cambia dunque l’approccio che il frigorista o il proprietario dell’impianto hanno rispetto al gas. Ed è forse questo uno dei grandi cambiamenti concettuali introdotti dal regolamento: il gas acquista un valore e diventa l’elemento attorno a cui ora ruota l’impiantistica.

La possibilità di recupero e riutilizzo del gas pone anche le basi per una economia circolare del refrigerante. «Per realizzarla occorre però competenza» afferma Luca Tarantolo del Comitato Tecnico di Assofrigoristi. Occorre la competenza del tecnico frigorista che è in grado di decidere, in base alla qualità del gas e alle sue eventuali future applicazioni, se è possibile riciclarlo, rigenerarlo o se deve essere mandato allo smaltimento. «È fondamentale che il gas non venga considerato a priori un rifiuto. Non è la via giusta. Lo smaltimento è solo l’ultima scelta». Questa almeno è la teoria perché se poi nella pratica non si conoscono o non si realizzano le correte modalità di recupero, se la logistica risulta difficile e costosa, se i centri di raccolta non sono diffusi sul territorio è chiaro che la pratica sarà alquanto diversa dalla teoria. Non è un caso che oggi in Europa, sebbene il recupero sia notevolmente aumentato negli ultimi mesi, si recuperi una quota molto bassa dl refrigerante in circolazione. L’economia circolare del refrigerante è dunque una nicchia non ancora sfruttata, la filiera non è ancora nata.

Proprio questa è stata la ragione che ha spinto Assofrigoristi a focalizzare  il proprio congresso annuale sul tema della creazione di una filiera per il recupero del refrigerante. «È necessario portare tutti gli attori della potenziale filiera – dal produttore a chi recupera e rigenera – attorno a  un tavolo e definire linee di azioni per creare consorzi  e filiere» afferma Marco Masini, direttore operativo di Assofrigoristi . Da parte di Assofrigoristi la volontà di aprire una pista percorribile a livello nazionale è forte. Non a caso l’Associazione ha pubblicato anche la prima guida disponibile per recupero e riciclo del refrigerante.

L’economia circolare nata attorno alla rigenerazione del refrigerante in Francia. (cliccare per ingrandire)

In Francia funziona!

ADC3R è il consorzio francese che gestisce oggi l’economia circolare del refrigerante, occupandosi di recupero riciclo e rigenerazione dello stesso.

Il tema delle “tre R” – recupero, riciclo e rigenerazione –  è in Francia oggetto di discussione sin dal lontano 1989. Nato dapprima come accordo del tutto volontario tra alcuni attori della filiera del refrigerante – dai produttori ai distributori e installatori – esso è andato via via dandosi regole sempre più precise e organizzandosi in una logistica sempre più puntuale fino ad ottenere nel 2007 il riconoscimento del proprio operato da parte del Ministero che ha incorporato in alcune leggi le azioni già portate avanti dal Consorzio. Oggi il consorzio gestisce circa 200.000 bombole all’anno di gas recuperato, possiede 500 punti di raccolta su tutto il territorio nazionale e gestisce tra i 400.000 e i 600.000 documenti di stoccaggio all’anno. Le regole per stoccaggio e trasporto del refrigerante sono molto più semplici che in Italia. Ogni grossista può stoccare fino a una tonnellata di gas con una semplice dichiarazione. Per quantitativi superiori occorre un permesso da parte del Ministero, ma le procedure per ottenere questi permessi sono semplificate. «In Italia– si afferma al convegno di Assofrigoristi – la procedura di stoccaggio e trasporto sono molto più complesse e limitante e sicuramente questo è uno dei punti su cui lavorare con il Ministero per poter fare nascere un consorzio e una filiera simile a quella in Francia».

In termini di emissioni, il Consorzio francese ha calcolato che tra il 1993 e il 2013 sono state evitate, grazie a questa economia circolare, ben 45MT di CO2equivalenti e fino al 2030 il consorzio stima di poter evitare altri 68 milioni di tonnellate.

Il recupero dei gas in termini di tonnellate equivalenti di COin Francia è in continuo aumento da quel lontano 1989.  Ma il Consorzio si pone obiettivi ancora più ambiziosi  e vuole non solo continuare  a migliorare la logistica e il recupero ma anche includere i nuovi gas a basso GWP nel proprio paniere di attività.

Come si finanzia un progetto del genere? Tramite una tassa sul refrigerante stimata di circa 3,4€/Kg, una somma che visti i costi raggiunti oggi dal refrigerante non influisce quasi per nulla sul portafoglio di chi maneggia i gas.

Dalla filiera RAEE possibili scenari per una filiera del refrigerante

Un esempio di consorzio per la raccolta e il riciclo in Italia sono i consorzi RAEE che esistono a seguito di una legge europea del 2002, tradotta in Italia nel Decreto Legislativo n. 151 del 25 luglio. Secondo queste leggi i produttori e importatori di apparecchi RAEE –  ovvero quelle che dipendono per il loro corretto funzionamento dall’energia elettrica – hanno l’obbligo di creare sistemi collettivi che si occupino della raccolta e del corretto riciclo o smaltimento di tali apparecchi. Tra essi ricadono i climatizzatori e gli apparecchi per la refrigerazione sia in ambito domestico che professionale.  Si tratta di rifiuti molto difficili da gestire adeguatamente all’interno del tradizionale ciclo di raccolta e smistamento dei rifiuti semplici. Questi prodotti vanno pertanto trattati correttamente e destinati al recupero differenziato dei materiali di cui sono composti.

I sistemi collettivi RAEE, o consorzi, di cui ad esempio REMEDIA è uno dei rappresentati in Italia e dei quali fanno parte le aziende produttrici e distributrici, gestiscono il trasporto e il conferimento ai centri di trattamento di questi rifiuti. Questi ultimi processano poi le operazioni di riciclo dei materiali derivanti da rifiuti elettrici ed elettronici domestici. Il sistema si basa sul principio della responsabilità collettiva del produttore o importatore. In caso di mancato o scorretto smaltimento dei RAEE non sono previste sanzioni per gli utenti finali, ma solo per i produttori (per inadempienze nel finanziamento del sistema) o per gli operatori del settore, come i riciclatori. In questo sistema i consorzi si inseriscono sui punti di raccolta degli apparecchi da smaltire, quindi o a livello di installatori o di isole ecologiche o a livello di venditori. Essi si occupano poi di gestire il refrigerante nella maniera corretta o, laddove possibile , di mandarlo a  centri di rigenerazione. «Naturalmente – osserva  Danilo Bonato, Direttore Generale Consorzio Remedia, intervenuto al Convegno di Assofrigoristi  – un eventuale consorzio per il refrigerante dovrebbe agire a monte dei consorzi RAEE perché quando questi “entrano in azione”, l’apparecchio e il suo contenuto sono già classificati come rifiuto». Quindi alcune operazioni, come il riciclo ad esempio, non sono più possibili.  I consorzi RAEE con il loro sistema logistico e il loro modello economico potrebbero essere un buon punto di partenza per un modello di filiera e consorzio del refrigerante.