F-GAS: il phase out richiede preparazione e competenza

Marco Masini

«Gli F-GAS (HFC) rappresentano alcuni dei possibili fluidi termo portanti per il ciclo termodinamico a  compressione di vapore, ma non sono gli unici. Attualmente vengono impiegati nella gran parte delle applicazioni, ma in futuro questo quadro è destinato a cambiare, con l’utilizzo di HFO e refrigeranti naturali. La chiave di lettura della transizione è quindi affrontare il passaggio tecnologico alla nuova generazione dei refrigeranti, mantenendo in essere gli impianti contenenti HFC con un adeguato piano di gestione che includa tutto il ciclo, partendo dal recupero, la rigenerazione, il riciclo e lo smaltimento». Marco Masini, direttore operativo di Assofrigoristi, affronta la questione “calda” dei refrigeranti da un punto di vista diverso di quello del loro prezzo, in ogni caso spinoso.

«Una parte del problema è il prezzo aumentato, ma in realtà i problemi riguardano altri ambiti tra i quali la sicurezza, in quanto quello che possiamo considerare “il Nuovo Mondo” è costituito da gas infiammabili, tossici, ad alta pressione. Il personale adibito al loro uso, perciò, deve essere adeguatamente preparato e non più semplicemente certificato a norma di un DPR che per quanto importante, di fatto abilita soltanto in parte, mentre occorrerebbe riconoscere e certificare le competenze ben più importanti».

ZZ: Qual è il problema che deve essere risolto quanto prima e in modo efficace?

Innanzitutto va completato il piano di gestione dei refrigeranti per il phase out. Il nostro Paese non si è occupato e interessato a come chiudere il ciclo di vita del refrigerante. È un compito che vuole espletare Assofrigoristi: in occasione di MCE presenterà la prima Guida al Riciclo. Il riciclo, che la maggior parte dei frigoristi pratica correntemente, sembra esser stato scalzato dal tavolo. Il quadro legislativo attuale pone attenzione sull’esigenza di non disperdere in ambiente tali sostanze una volta giunte a fine vita ma, invece di valorizzarli e dare continuità con tutti gli strumenti possibili tra i quali il riciclo, le “grida” e i servizi “accettati” e promossi si rivolgono esclusivamente alla dismissione o alla rigenerazione, trascurando – o omettendo – il fatto che le centinaia di migliaia di tonnellate di HFC negli impianti possano non costituire un problema industriale che deve essere affrontato con tutti gli strumenti a disposizione e tutte le forze in campo. Occorre ricordarsi che chiunque produca un climatizzatore o un refrigeratore, lo immette sul mercato pagando un contributo a un consorzio per lo smaltimento a fine vita, come avviene per gli elettrodomestici, con l’adesione dei produttori a un Consorzio RAEE. I refrigeranti invece non hanno alcun obbligo consortile – come disposto dalla UE per la responsabilità ambientale – e, a causa di questo, rovesciando i costi di gestione sul Cliente finale, spesso rischiano di finire nell’ambiente. Il vero dramma è che oggi in Italia non s’è fatto nulla in questa direzione per una serie di motivi. Cosa costerebbe allora aggiungere una piccola percentuale sul prezzo, già alto, per comprendere l’intervento di smaltimento e di riciclo del macchinario con l’F-GAS al termine del ciclo, senza oneri al cliente finale o al frigorista che li acquista? In Francia il contributo ambientale esiste sin dal 1993, quando un accordo volontario tra produttori e distributori dell’Association Française du Froid e istituzioni pubbliche stabilì un sistema per il recupero dei refrigeranti. Già nel 1995 il sistema consentiva il recupero di 500 tonnellate di refrigerante all’anno!

“Il passaggio ai refrigeranti a basso GWP, meno impattanti ma peculiari, richiede competenze certificate e certe

ZZ: In merito alla necessità di competenze e di formazione, quali sono le sfide da affrontare?

L’Europa,attraverso Cen e Cenelec, ha già messo a disposizione del mercato due norme basilari sull’argomento: la EN 378 per quanto riguarda gli impianti e la EN 13313 per quanto concerne invece le competenze. Alcuni Paesi come Inghilterra, Francia, Germania e Inghilterra vi fanno già riferimento; in Italia manca la volontà concreta di recepire le norme tecniche nella legislazione. Questo crea problemi perché non si riesce a far fare un salto di qualità al nostro settore. Il problema risiede nel tessuto produttivo italiano, costellato da piccole, medie e micro imprese che installano, ovvero 45-50mila imprese iscritte al registro dell’Ispra per l’F-GAS, mentre negli altri Paesi europei si parla di poche migliaia sino a 25/30mila imprese. Quindi, è più facile in qualche caso monitorare un minor numero di aziende certificate, con cui avviare un discorso legato al formare e certificare le competenze. In Italia è molto arduo farlo per volontà spesso contrastanti. In ogni caso Assofrigoristi crede alla necessità di fare formazione di un certo tipo, anche nella prospettiva di quel cambiamento di cui abbiamo accennato prima, da un mondo composto da refrigeranti non infiammabili a uno invece composto da gas e da conseguenti macchine da trattare con molta attenzione e perizia, certificando le competenze. Altrimenti si va incontro a un cambiamento dai molti rischi.

ZZ: Il 2018 che anno sarà e come si muoverà Assofrigoristi?

Assofrigoristi sin da ottobre ha avviato una serie di incontri molto importanti, mettendosi in contatto con circa 600 aziende, portando alla loro attenzione i problemi relativi a questo importante cambiamento e alla necessità cruciale di sopperire alla mancanza di formazione e informazione. Abbiamo anche sollevato la necessità di intervenire correttamente per affrontare il nuovo scenario che si sta aprendo. Un’altra sfida affrontata da Assofrigoristi ci vede e ci vedrà impegnati nel rilasciare la Guida sul Riciclo, costruita con il supporto di Legambiente, uno dei tasselli mancanti nel piano di gestione dei refrigeranti a livello nazionale. Infine, il nostro impegno è anche focalizzato sui nuovi decreti che verranno emanati in materia di pompe di calore e impianti refrigeranti. L’auspicio è che possano includere direttamente o indirettamente le norme EN sopra citate. Stiamo portando questi temi all’attenzione anche dell’Unione Europea in vista del prossimo F-GAS Consultation Forum, che si terrà a marzo, evidenziando la necessità delle competenze, conducendo sempre attività di divulgazione anche attraverso le pagine di Zerosottozero, convinti che il mestiere del frigorista vada fatto con competenza e responsabilità.