Strategia Energetica Nazionale: chiuse le consultazioni

Si è chiusa il 12 settembre la consultazione pubblica sulla Strategia Energetica Nazionale. Molte le osservazioni fatte da varie associazioni e stakeholder al documento in consultazione.

La FIRE – Federazione italiana per l’uso razionale dell’energia – giudica il documento proposto positivamente, in quanto utile per avviare una discussione e un confronto fra i vari stakeholder su obiettivi ambiziosi e che richiederanno azioni sinergiche fra istituzioni e operatori di mercato. L’attenzione è d’altra parte troppo puntata su gas ed energia elettrica, due temi fondamentali e importanti, ma non sufficienti a produrre la svolta richiesta dall’Accordo di Parigi. Inoltre mette in evidenza che le misure delineate per l’efficienza energetica sono solo accennate nella Strategia Energetica Nazionale e non corroborate da analisi di fattibilità o piani di azione. Mancano infine stime sui costi associati all’attuazione degli obblighi e sulle risorse che la SEN prevede di associare a ciascuna misura proposta. Il raggiungimento degli obiettivi sull’efficienza energetica è tutt’altro che banale e scontato ed è difficile pensare di riuscire a conseguirlo senza una rivisitazione dei processi produttivi, dell’approccio all’edilizia, delle modalità di trasporto e di lavoro e più in generale delle abitudini. L’idea della proposta di SEN di sperare nell’innovazione dovrebbe, a parere delle Federazione, essere accompagnata da un maggiore sforzo sulla priorità dedicata alla ricerca e allo sviluppo, che invece si appoggia prevalentemente alla ricerca pubblica, di cui si accenna a una revisione per renderla più efficace, e ai programmi europei aperti alle imprese. Non sono dunque previsti strumenti aggiuntivi a quelli oggi esistenti che possano favorire l’auspicata evoluzione tecnologica. In questo modo molto dipenderà dunque dagli sviluppi dei mercati internazionali, di cui difficilmente saremmo protagonisti. (QUI)

L’Associazione ITALIA SOLARE indica come nella SEN manchi uno scenario al 2050, a cui invece bisogna puntare. L’Italia dovrebbe mirare a un 100% rinnovabili per quella data. Occorre comunque puntare in modo più deciso alla crescita delle rinnovabili e si suggerisce di aumentare il target delle rinnovabili sul fabbisogno energetico dal 27% al 35%. Ciò significa innalzare il contributo delle rinnovabili elettriche dal 48-50% al 55-60%. Come anche osservato dal coordinamento FREE, di cui Italia Solare è parte, si da nella SEN un eccessivo peso al ruolo del gas che, se giustamente è elemento di garanzia e sicurezza energetica nella fase di transizione, è anche causa di una mancanza di scenario al 2050 e al 100% rinnovabili. Si teme infine che un eccessivo sviluppo delle infrastrutture per il gas porti a un rallentamento dello svluppo delle rinnovabili (QUI)

AiCARR ribadisce la mancanza di uno scenario di lungo termine e sottolinea la necessita di incrementare gli attuali strumenti di incentivazione per le pompe di calore. Chiede di estendere la quota delle rinnovabili anche al settore del raffreddamento. Inoltre chiede di prevedere la possibilità di utilizzare le risorse ricavate da eventuali tassazioni specifiche per una riconversione produttiva di tecnologie a basse emissioni.

Il COORDINAMENTO FREE definisce il documento “timido” su rinnovabili termiche, elettriche mobilita’ sostenibile. «Questo documento è il frutto di un complesso lavoro di elaborazione, che ha visto impegnate le principali strutture tecniche del Paese e ha in parte recepito le indicazioni provenienti dagli stakeholder impegnati nella promozione di uno sviluppo ambientalmente sostenibile, come conferma il ruolo attribuito all’efficienza energetica e alle fonti rinnovabili, anche se nella fase finale della discussione della nuova Direttiva sull’efficienza energetica, il nostro paese, pur favorevole all’innalzamento dell’obiettivo legalmente vincolante del 30% al 2030, sembra avere delle perplessità rispetto all’estensione al 2030 dell’impegno a ridurre dell’1,5% delle vendite medie annue di energia ai clienti finali prevista dall’articolo 7 della Direttiva» scrive GB Zorzoli, presidente del Coordinamento Free, Fonti rinnovabili ed efficienza energetica, che raggruppa oltre 20 associazioni del settore. Contiamo il commento del Coordinamento: «È apprezzabile l’attenzione per la prima volta data al problema della povertà energetica, con proposte puntuali e condivisibili che, se attuate, rappresenterebbero l’alternativa vincente ai limiti e alle insufficienze dei provvedimenti oggi in vigore». Si inasprisce il tono invece quando si cerca concretezza per la maggiore affermazione di rinnovabili e mobilita sostenibile: «Mentre nel caso degli interventi di efficientamento del settore edilizio, del phase-out delle centrali a carbone e della produzione di biogas-biometano, ma soprattutto – e con molta enfasi – per il settore gas, il documento indica con sufficiente dettaglio le misure da prendere per realizzare gli obiettivi indicati, altrettanto non si può dire per le fonti rinnovabili e la mobilità sostenibile. Generiche nel primo caso, anche quando si valorizzano opzioni come l’autoconsumo, i sistemi di distribuzione chiusi, il ruolo attivo dei consumatori. Addirittura vaghe nel secondo, per cui l’indicazione, contenuta del documento, di una diffusione complessiva nel 2030 di quasi 5 milioni di veicoli elettrici o plug-in, obiettivo non particolarmente coraggioso, ma interessante, non è adeguatamente giustificata». Si critica infine il ridimensionamento auspicato nel documento per le biomasse «a causa – si legge nel documento – del loro impatto negativo sui livelli emissivi». Il coordinamento – come molte altre associazioni europee   – e convinto che le biomasse siano essenziali per il raggiungimento di una Nazione il più possibile rinnovabile al 2050, in linea con gli obiettivi di altre nazioni europee. Ma uno scenario al 2050 nella SEN non c’è. (QUI)